"Ma lasciamo perdere, non vale la pena fare una causa per 50 euro!".
Quante volte ci capita di dire questa frase, specialmente quando siamo
vittime di "piccole" truffe operate da compagnie telefoniche, venditori
online o società che forniscono servizi di vario genere?
Magari ci fanno attivare un servizio per pochi euro, tacendo alcune
caratteristiche che poi ci creano un mucchio di seccature. Oppure ci
fanno arrivare un oggetto comprato in rete con la speranza di fare un
affare... che invece si rivela un pacco.
In questi casi l'aspetto che ci fa più rabbia è che quei pochi euro
presi dalle nostre tasche, sommati ai pochi euro presi dalle tasche di
tanti malcapitati, fanno la fortuna di persone senza scrupoli. Così ci
sentiamo impotenti, perché sappiamo che le cause (tanto civili quanto
penali) richiedono tempo e soldi che pochi vogliono impiegare per
riprendersi quei miseri 50 euro. Ma un modo per rimediare in realtà ci
sarebbe.
Il nostro diritto civile, infatti, riconosce in caso di danno un
risarcimento limitato alla sola compensazione del danno subìto. In molti
paesi che adottano un sistema di "common law", cioè in gran parte
quelli anglosassoni, opera invece l'istituto dei cosiddetti "danni
punitivi", che accanto al risarcimento (tipico del sistema civilistico)
prevede una sorta di sanzione punitiva, tipica invece del sistema
penalistico, ma sempre consistente in una somma di denaro. In sostanza
il danneggiato, provando che il danneggiante ha agito con dolo o colpa
grave, può chiedere non solo il risarcimento dei danni subìti, ma anche
il pagamento di un'ulteriore sanzione per il comportamento scorretto o
fraudolento. Non si punisce solo il danno causato, quindi, ma anche e
soprattutto la scorrettezza.
L'introduzione dei danni punitivi spingerebbe i danneggiati a
rivendicare i propri diritti perché anziché ottenere la restituzione dei
pochi euro sborsati per la truffa potrebbero chiedere al Giudice una
condanna ulteriore e proporzionata alla gravità del comportamento: più
grave è quest'ultimo, più alta la sanzione.
Inutile dire, chiaramente, che le società truffaldine ci penserebbero più volte prima di offrire contratti ingannevoli, perché in alcuni paesi (ad es.: USA) la sanzione inflitta a titolo di danni punitivi può raggiungere fino al decuplo del danno subìto.
Inutile dire, chiaramente, che le società truffaldine ci penserebbero più volte prima di offrire contratti ingannevoli, perché in alcuni paesi (ad es.: USA) la sanzione inflitta a titolo di danni punitivi può raggiungere fino al decuplo del danno subìto.
Si potrebbe magari introdurre questo istituto in via sperimentale
per alcuni contratti con il consumatore, settore nel quale il nostro
sistema legislativo ha già fatto registrare negli ultimi decenni diversi
passi in avanti. Tuttavia, per completezza, va detto che molti
criticano tale soluzione perché aumenta il numero di cause e, quindi,
influisce negativamente sul sistema della giustizia.
Voi che ne pensate? Vi sembra una buona soluzione?
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