Vi
sarà capitato diverse volte di trovare nel conto del ristorante o della
pizzeria la voce “coperto”, che non raramente può raggiungere anche i 2-3 euro
a persona. Si tratta di una voce alla quale spesso non facciamo caso, ma che
può farci restare la cena sullo stomaco in qualche occasione.
Ebbene,
facciamo un po’ di chiarezza e diciamo subito che almeno nel Lazio il coperto
non è più dovuto per effetto della legge regionale n. 21/2006. Si tratta di una
legge molto chiara (una volta tanto), che così recita all’articolo 16, comma 3:
“Qualora il servizio di somministrazione sia effettuato al tavolo, la tabella
od il listino dei prezzi deve essere posto a disposizione dei clienti prima
dell'ordinazione e deve indicare l'eventuale componente del servizio con
modalità tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al
pubblico. E' inoltre fatto divieto di applicare costi aggiuntivi per il
coperto”.
In
sostanza la legge si richiama al principio molto elementare secondo cui un
contratto non può prescindere dal consenso fra le parti; consenso che deve
ricadere anche sugli obblighi che dal contratto derivano. Sembrerà strano, ma
anche tra il ristoratore e il cliente nasce un contratto basato sul consenso,
per cui se il cliente non chiede un determinato servizio non è obbligato a
pagarlo. Ma facciamo attenzione a due aspetti.
Primo:
molti ristoranti e pizzerie utilizzano la voce “servizio” al posto di
“coperto”, ma ciò non li legittima a richiederci un costo aggiuntivo rispetto a
quello relativo ai piatti che abbiamo ordinato perché, come detto, dev’essere
specificata “l’eventuale componente del servizio” che ci viene addebitata. Ma
cosa s’intende con quest’ultima espressione? Spesso essa comprende il pane
oppure alimenti simili (focacce, grissini etc.) che accompagnano la nostra
ordinazione.
E
qui entra il gioco il secondo aspetto: è vero che magari non abbiamo chiesto
nulla di tutto ciò, ma è pur vero che se ce l’hanno portato e l’abbiamo
consumato è giusto pagarlo per una sorta di “tacito consenso”. Per cui se non
vogliamo quel servizio è sufficiente rifiutarlo, facendo notare eventualmente
l’errato addebito sul conto.
Per
cui, sintetizzando: la voce generica “coperto” non è applicabile, mentre per
non farsi ingannare con la dicitura “servizio” bisogna tener presente cosa è
stato ordinato o cosa è stato comunque accettato dal cliente, purché indicato
sul menu e specificato sul conto.
In
chiusura però vorrei sottolineare che in Italia non esiste la prassi della
mancia, che in molti Paesi è una sorta di obbligo; i costi aggiuntivi per il
coperto o il servizio, quindi, possono essere anche visti in quest’ottica e del
resto il ristoratore che volesse “fregarci” potrebbe benissimo non farci pagare
né il coperto né il servizio, alzando però i prezzi sul menu.
Cerchiamo
dunque di usare anche un po’ di buon senso e di premiare chi, al di là delle
questioni legali, ci fa uscire dal ristorante con le papille gustative in
estasi e l’umore celestiale...ma senza provare a "fregarci", ovviamente!
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