giovedì 19 giugno 2014

Quando la "sosta selvaggia" diventa un reato

L'abitudine di lasciare l'automobile dove capita può costare non solo una spiacevole multa ma, a volte, può essere anche un atteggiamento che assume rilevanza penale. Nelle grandi città è spesso quasi impossibile trovare un posto e capita di dover ricorrere al "parcheggio creativo": attenzione, però, agli abusi e ai comportamenti sbagliati nei confronti degli automobilisti che in quel momento stanno dalla parte della ragione.
Non molti, infatti, sanno che in varie occasioni la Cassazione ha ravvisato il reato di violenza privata nella condotta dell'automobilista che "blocca" gli altri utenti della strada lasciando l'auto in sosta selvaggia. 
Questo reato consiste nel costringere qualcuno a a fare, tollerare od omettere qualche cosa con violenza o minaccia, e la Suprema Corte ormai da tempo riconosce che la violenza non è solo quella fisica ma può assumere qualsiasi forma, purché sia idonea a privare la vittima della sua libertà di autodeterminazione.
Così, la Corte ha condannato più volte gli automobilisti che parcheggiano davanti ad un passo carrabile, finendo per impedire totalmente al proprietario di un garage di accedere o uscire col proprio mezzo.
Di recente, la sentenza n. 25785/2014 ha affrontato il caso di un soggetto che aveva bloccato intenzionalmente il passaggio ad un altro automobilista (col quale in passato aveva avuto, sembra, "liti di vicinato"), impedendo l'ingresso alla proprietà.
La sentenza, però, oltre a ribadire che tale caso costituisce un'ipotesi di violenza privata, è interessante anche per due ragioni.
La prima è che il rifiuto di spostare l'auto può manifestarsi in forme del tutto peculiari: nel caso in questione, l'automobilista "bloccato" aveva suonato il clacson più volte e il proprietario dell'auto in sosta selvaggia si era affacciato senza fare nulla. E' chiaro che, in questo caso, la volontà di fare un torto è ben evidente: state quindi attenti ai comportamenti strafottenti o che indicano palesemente la presenza del cosiddetto "dolo", cioè la coscienza e la volontà di nuocere.
La seconda ragione è che la Cassazione ritiene integrato il reato anche se l'auto che blocca il passaggio può essere spostata da chiunque perché ha le chiavi inserite nel cruscotto. Nel caso in questione, infatti, l'automobilista "maleducato" si è difeso proprio affermando tale circostanza, tanto che poi è stato suo figlio a togliere la vettura dalla sosta. Secondo la Corte, però, è sempre un onere del proprietario "rimuovere la situazione antigiuridica consapevolmente creata in precedenza".
Attenzione a dove lasciate l'auto, quindi!