Volendo utilizzare un termine generico, lo scioglimento di
un contratto può avvenire per varie ragioni, ciascuna delle quali si
"traduce" in rimedi giuridici differenti, basati su presupposti precisi e
aventi conseguenze diverse.
Pensiamo a quando ci leghiamo ad una società per ottenere un certo servizio (fornitura di energia, lavori di ristrutturazione etc.): può accadere che questo servizio non ci venga erogato, che la società ci abbia ingannato su ciò che ci offriva, che - più semplicemente - intendiamo liberarci da quel contratto per un ripensamento...
Pensiamo a quando ci leghiamo ad una società per ottenere un certo servizio (fornitura di energia, lavori di ristrutturazione etc.): può accadere che questo servizio non ci venga erogato, che la società ci abbia ingannato su ciò che ci offriva, che - più semplicemente - intendiamo liberarci da quel contratto per un ripensamento...
Ecco perché in questo post individueremo i casi più frequenti
di cessazione del rapporto contrattuale, senza pretese di completezza:
lo scopo è soltanto quello di spiegare la terminologia usata dal nostro
codice civile per avere le idee più precise nel caso in cui dovessimo
deciderci a rompere l'accordo.
Cominceremo col dire che non sempre lo scioglimento del contratto è voluto solo da una parte: se per concludere il contratto è necessario il consenso di
tutte le parti, è chiaro che le stesse parti possono concordare per lo
scioglimento. Ecco perché una prima causa di rottura del
vincolo può essere il mutuo consenso (o mutuo dissenso).
Una causa frequente di scioglimento del contratto è invece la risoluzione: con questo termine si intende, nel caso più ricorrente, il rimedio concesso contro la
parte inadempiente, cioè la parte che non ha tenuto fede ad uno o più
obblighi derivanti dal contratto. Un esempio semplice: ho concluso un
contratto con un'azienda telefonica che si era impegnata ad attivarmi un
servizio, ma ciò non è avvenuto. Oppure: Tizio si è obbligato a
consegnarmi del materiale per il matrimonio di mia
figlia entro il giorno della cerimonia, ma non ha adempiuto per colpa
propria rendendo inutile un adempimento successivo (cosiddetto "termine
essenziale"). Altri casi di risoluzione possono invece andare a beneficio
della parte inadempiente, anche se ciò può sembrare strano: può
accadere, infatti, che io non possa più eseguire la prestazione per una
causa non dipendente da me e che rende impossibile onorare il contratto
(c.d. "impossibilità sopravvenuta"). Un esempio classico: mi impegno a
consegnare tre scatole di un prodotto farmaceutico che, però, viene
dichiarato illegale dopo aver concluso il contratto.
Vale la pena, infine, spendere alcune parole anche sui casi in cui si intenda far valere la invalidità di
un contratto: termine, questo, usato genericamente in diritto per
indicare la non corrispondenza dell'atto rispetto ai requisiti indicati
dalla legge: in breve, possiamo dire che il contratto è nullo se
manca di alcuni requisiti essenziali prescritti dalla legge (ad es. la
forma scritta, se è richiesta), o il consenso delle parti; è annullabile per
vizi "meno gravi" rispetto a quelli che determinano la nullità, come
quando il consenso c'è, ma è stato inficiato da un errore (ad es. sulle
qualità di un bene).
Nessun commento:
Posta un commento